A ottobre l’occupazione ha raggiunto livelli record ma questi numeri nascondono molte criticità ancora da risolvere.
I numeri dell’Istat sull’occupazione sono positivi, segnano infatti un aumento record con 82mila posti di lavoro nonostante l’aumento dei costi energetici e l’inflazione. Questi numeri però non si rispecchiano in tutte le fasce della società, ad avere maggiori difficoltà sono sempre i giovani. Crescono gli occupati totali e il tasso di occupazione sale al 60,5%, record dal 1977, nel frattempo però ci sono sempre meno occupati tra gli under 35.
Rispetto a settembre ci sono 34mila occupati in meno tra i giovani. Quasi ventimila posti di lavoro persi tra i trentacinque e i quarantanove anni. Ad aumentare, purtroppo, è solo il lavoro tra gli over 50 con 135mila occupati in più in un solo mese. Nonostante la crescita complessiva, quindi, non è un dato positivo soprattutto perché si investe poco sui giovani e sul futuro della società.
Il dato positivo non è molto positivo: gli effetti dell’inverno demografico
I dati mostrano che l’occupazione è aumentata di più tra le donne (+56mila) rispetto agli uomini (+26mila) che sono passate dalla condizione di inattività all’occupazione. Le inattive diminuiscono di 64mila in un solo mese. Gli inattivi invece aumentano tra i giovanissimi fino a 24 anni (+13mila) e nella fascia tra i 35 e i 49 anni (+28mila).
A peggiorare il quadro anche la componente demografica che vede la popolazione italiana sempre più vecchia mentre la forza lavoro giovanile continua a diminuire. A questo dato si associa anche il calo dei contratti a termine molto più diffusi appunto tra i giovani. Diminuiscono anche quelli che cercano lavoro e anche gli inattivi. Quindi, tutto sommato non sono dati positivi nonostante i numeri in positivo per la crescita generale.
